mercoledì 24 settembre 2014

"Il fiumicel che nasce in Falterona"



Vi fu un illustratore delle bellezze di Firenze che non si è mai firmato, e che parlando dell'aArno scrisse così:
" il fiume celebre il cui nome solo fa pensare a quanto v'ha di più leggiadro e gentile nella favola, ed a quanto vi fu di più grande nell'ingegno italiano"

Chissà in che momento questa definizione prese vita nella mente di questo anonimo scrittore; forse mentre stava seduto sulle sponde del fiume guardando il suo scorrere placido e pulito, oppure, in una giornata di sole, appoggiato ad una spaletta dei lungarni, nel tratto che da palazzo vecchio porta al ponte vecchio, guardava incantato l'acqua del fiume che attraversando la città, rifletteva nelle sue onde chiare i profili dei monumenti e dei ponti.fiorentini .
O magari seduto su una panchina del parco delle cascine guardando. i momenti di un tramonto rosso riflessi sull'acqua

Ma aimè l'Arno non fu solo poesia, e' un fiume dolce quanto ribelle, e quando rompe gli argini non ha pietà, e le sue acque da chiare e placide divenivano torbide e limacciose , muovendosi in impetuosi vortici di distruzione e morte,e là dove la corrente delle acque si appropria di un letto che non era al fiume destinato, restano solo macerie di fango.

Diverse sono state le piene dell'Arno, fra le più spaventose quella del 1333 che travolse i tre ponti rovinandoli, il più danneggiato fu il più caratteristico ponte fiorentino : il ponte vecchio, che andò completamente distrutto , a memoria di ciò furono messe due lapidi,una in lingua latina e l'altra in lingua volgare con su scritto:

" Del trentatre dopo 'l'milletrecento
il ponte cadde per il diluvio d'acque;
Poi dodici anni, come al Comune piacque,

Rifatto fu con questo adornamento."

Un'altra piena assai disastrosa, fu quella del 1557, ne dà illustrazione uno storico di quei tempi: l'Adriani e lo fa nella sua " storia di Firenze " 

" Alli 31 si settembre essendo piovuto due giorni quasi continuativamente, la sera dinanzi si mise tal rovina d'acqua che cominciando in Casentino, quasi alla fonte dell'Arno, a Stia, a Pratovecchio in un subito portò via tutti i mulini, le gualchiere, e gli altri edifizi, con abbattimento di ponti e di case, traendo dietro con l'impeto grande molte persone. Pariamente nel Mugello a piè dell'alpi sopra Dicomano , venne tamt'acqua che coperse tutto il piano della va.lle del Mugello, traendosi , dietro case, arbori, vigne, terra, e tutto quanto trovava: ed aggiuntesi insieme al Pontassieve l'acque de' fiumi, ne vennero inverso la città, con tanta furia, che facendo per la larga valle danni infiniti, entrarono con tal furore nella città alle tre ore della notte, che al primo impeto abbatterono in tutto il ponte che si chiama a S. Trinita, il quale facendo gonfiare il fiume, gittò l'acque in molte parti della città, è portò via due archi del ponte alla Carraia..
Per lo piano fuor della porta della Croce , e fuor del letto del fiume , venne l'acqua don tal ruina, che gettò in terra, la porta chiusa, e passando nella città, al primo impeto abbattè una casa, ed in un momento ebbe pieno tutto il basso della città; talmente che in più luoghi alzò nove e dieci braccia ..
Il danno de' provati fu grandissimo , che secondo l'uso del pericolo delle guerre vicine, come alcuni anni si era costumato di fare, tutte le cose da divenire si erano condotte nella città., grano, biada, olio e simili altre grasce, che si guardavano in luoghi bassi"

Lo storico continua descrivere il dopo alluvione, dove tutte le mura degli orti giacevano a terra, parlò della mota che l'acqua aveva trascinato nelle cantine e ai piani bassi delle case.
P.zza Signoria fu trasformata in un grande lago , le chiese del centro furono tutte allagate .
Il maggior numero di vittime fu contato nelle campagne.

Tra la piena del 1333 e questa del 1557, ce ne furono altre 19 , ma furono di minore importanza infatti i libri di storia le registrano a titolo di cronaca del tempo , ma senza approfondimenti.

Proprio a seguito delle numerose piene, si pensò di proteggere Firenze dal suo fiume deviando il corso dell'Arno in modo che non attraversasse più Firenze
Certo la città avrebbe avuto meno mota e meno danni, dal 300 ad oggi, però pensiamoci un attimo, : Firenze senza il suo fiume non avrebbe perso parte del suo fascino?
Il progetto di deviazione del fiume fu presentato dal Dott. Giovanni Targioni Tozzetti, il suo progetto proponeva di voltare tutt'intono l'alveo del fiume al di sopra del Girone (rione alle porte della città) , portandolo a comunicare con L'Ema , e di qui nella Greve, per poi farlo riconvogliare nel suo letto primitivo quattro miglia al di sotto di Firenze.
Questo progetto ebbe i suoi fautori, specie in coloro che avevano vissuto la devastazione delle piene, ma fortunatamente non mancarono avversari avveduti che fecero notare , come per ovviare a un male considerevole, se ne producessero molti altri più seri.
Infatti cosa sarebbe divenuta Firenze se privata del suo migliore ornamento, fra le tante cose anche ispiratore di poesia e sogni nel contesto dei suoi lungarni e dei suoi ponti che nell'Arno rispecchiavano i loro profili , che sarebbe stato di quest'immagine se il fiume fosse stato ridotto a una semplice fossa, senza contare i pericoli per la pubblica igiene mancando un rapido deflusso delle cloache?
No decisamente togliere l'Arno a Firenze sarebbe stato un grosso sbaglio...il fiume è uno dei simboli principi della città, sarebbe finita che i fiorentini avrebbero assurdamente rimpianto anche le sue piene..solo chi vive e ama Firenze sa quanto quel fiume sia importante per la città
E come tutte le cose, ha avuto i suoi giorni di letizia e i suoi giorni di dolore, ma credo che nessun fiorentino avrebbe voluto , vedere al suo posto un misero rigagnolo d'acqua , e non lo vorrebbe nemmeno oggi , tempo in cui il fiume ha perso la sua limpidezza e le sue acque poco hanno del profumo di secoli fa.

Erano quelli i secoli in cui il fiume Arno fu teatro di feste, che si svolgevano sulle sue acque , sia d'estate che d'inverno quando le sue acque si gelavano.
Una delle feste grandiose che furono organizzate sul fiume si svolse nel 1868 in occasione delle nozze del principe Umberto con la principessa Margherita.
In quell'occasione l'Arno fu illuminato per tutto il suo tratto che attraversa Firenze .
Sulle spallette dei ponti furono accesi piccoli fuochi , mentre da una sponda all'altra del fiume furono attaccati festoni di lauro e archi ornati con lampioncini illuminati .
Nei pressi delle cascine erano state allestite decine di barche , su alcune di esse veniva servita la cena, accompagnata dal suono di mandolini e chitarre, che accompagnavano il canto di canzoni popolari.
Il tutto accompagnato da fuochi di artificio, a tutto questo il popolo fiorentino partecipava con gioia, erano rare allora le feste, ed ogni festa era goduta a pieno.
Una delle ultime ghiacciate dell'Arno fu nel 1871, quell'anno il gelo fu così intenso da permettere ai carri di transitare sulla crosta ghiacciata.
Il fiume fu per molti giorni invaso dalla folla di pattinatori , con gente appoggiata allle spallette a godersi quel gaio spettacoli fatti di risa e capitomboli.
E naturalmente il piccolo commercio non mancò di allestire bancarelle dove si vendeva un po' di tutto, dalla polenta al castagnaccio a porzione di pasta asciutta, dalla saporita ciliegina in guazzo al vin toscano.

Agli storici fiorentini non è mai mancata la materia per raccontare delle vicende che videro l'Arno come protagonista.
Persino Carlomagno, un dì lo traversò col suo esercito, su di un ponte di legno improvvisato , che congiungeva le due rive, sistemato là dove poi sorse il Ponte Vecchio, e tanti altri umili ricordi nei quali sempre si afermerà l'allegria del popolo fiorentino, che almeno in passato , sapeva prendere da tutto l'occasione per manifestare la sua allegria e la sua vena BONARIAMENTE MORDACE 

( liberamente tratto dal testo: " Firenze attraverso secoli" autore Otello Masini)

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